Prevenzione e medicina territoriale le sfide per la riforma del Ssn

Articolo di Manuela Correra
pubblicato su La Sicilia l'11 febbraio 2025

Mantenere il carattere universalistico che ne è il tratto distintivo – con cure e prestazioni garantite a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket – vincendo la sfida della sostenibilità economica in un contesto in cui cresce la domanda di salute in una popolazione sempre più anziana.

Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) si trova dinanzi a un bivio e la scommessa del ministro della Salute, Orazio Schillaci, è riuscire a realizzare una riforma della sanità pubblica incentrata su due pilastri chiave: prevenzione e medicina del territorio. Il tutto, senza andare a pesare sulle tasche dei cittadini.

Un obiettivo ambizioso e da realizzare in tempi brevi, come spiega lo stesso ministro. A partire dalla parola chiave “prevenzione”, perché meno malattie prevenibili significa maggiore disponibilità di risorse pubbliche da investire in innovazione e strutture.

Il Servizio sanitario nazionale, a 46 anni dalla nascita, spiega il ministro dal convegno organizzato dalla Società italiana di radiologia (Sirm) proprio per fare il punto sulla sfida della sostenibilità sanitaria, «va riformato ma senza togliere la caratteristica fondante dell’universalismo. La strada è quella di puntare sulla prevenzione. Questo significa che dobbiamo far sì che in futuro ci siano meno malati di malattie croniche, perché se vogliamo continuare ad avere un servizio sanitario come il nostro, universalistico, dobbiamo far sì che in futuro ci siano meno pazienti. Quindi, puntare sulla prevenzione, sull’innovazione, sulla ricerca e razionalizzare i percorsi di cura».

Non solo. Il “fattore prevenzione” deve infatti agire insieme a quella che è l’altra “gamba” della riforma targata Schillaci, ovvero l’assistenza sul territorio.

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