LA SANITÀ NELL’ISOLA SEMPRE PIÙ SUI BINARI PARALLELI PUBBLICO-PRIVATO



Una salute doppia
Una proposta per la rete ospedaliera che non convince opposizione e addetti ai lavori. I Comuni lanciano l’allarme e puntano il dito contro la mancata integrazione. Bene i servizi a domicilio, il bilancio delle coop sociali di Sisifo
DI CARLO LO RE

Dopo un lungo lavorio tecnico-politico, si è fi­nalmente giunti a una nuova proposta di revi­sione della rete ospedaliera siciliana da parte della Regio­ne. Una proposta che non ha convinto molto e che ha su­scitato non poche richieste di interventi migliorativi, nel quadro complessivo di una sanità locale in affanno.
La nuova rete
Dall’Assessorato alla Salute è stata presentata una terza bozza della rete. La prima conteneva qualche taglio nei posti letto, poi la regione ha fatto marcia indietro e alla fi­ne dagli attuali 7.094 posti si passerà a 7.033 (6.269 degen­za ordinaria e 764 in Day Ho­spital). La versione definiti­va della nuova rete ospedalie­ra siciliana, oltre alle 9 Asp con i propri ospedali, dovreb­be comprende pure gli ospe­dali maggiori e tre policlinici universitari (Catania, Messi­na e Palermo).
L’Anci
Intanto sono intervenuti i Co­muni, ribadendo «la necessi­tà di una revisione della rete ospedaliera regionale che sia realmente integrata con la sa­nità territoriale», evidenzian­do quello che viene definito «un grave limite», ovvero «l’assenza di un reale colle­gamento con le strutture e i servizi della sanità territoria­le, che il decreto ministeriale 77 del 2022 individua come elemento essenziale per ga­rantire prossimità, continui­tà delle cure e appropriatez­za dell’assistenza».
L’Anci ha parlato di una revi­sione della rete ospedaliera che non tiene conto «dell’in­tegrazione con case della co­munità, centrali operative ter­ritoriali, ospedali di comuni­tà e servizi domiciliari» e che dunque «rischia di risul­tare parziale e inefficace, so­prattutto in un contesto regio­nale caratterizzato da invec­chiamento della popolazio­ne e dalla diffusione delle pa­tologie croniche. A ciò si ag­giunge un metodo di lavoro che non ha garantito un reale coinvolgimento dei sindaci, figure riconosciute dall’ordi­namento come autorità sani­tarie locali».
L’affondo dei Comuni è an­che più duro, coinvolgendo il metodo oltre che il merito della rete presentata: «i mo­menti di confronto convoca­ti su base provinciale si sono limitati a una condivisione formale e non hanno offerto tempi e strumenti adeguati a consentire un contributo ef­fettivo delle autonomie loca­li». Inoltra, per l’Anci l’im­postazione dell’Assessorato competente «pur tecnica­mente dettagliata sul piano ospedaliero, non contempla alcuna reale integrazione con la rete territoriale né con la programmazione sociosa­nitaria, mancando totalmen­te una visione d’insieme che tenga conto del sistema sani­tario nella sua interezza – ospedale, territorio e servizi sociali. Non si fa alcun cen­no, a esempio, all’intercon­nessione tra ospedali e strut­ture territoriali, né si delinea­no modalità operative di col­laborazione tra Asp, Comu­ni e distretti sociosanitari. Inoltre, non vengono presen­tati dati di “outcome” fonda­mentali, come quelli clinici, relativi alla qualità percepita o ai livelli di soddisfazione dell’utenza, che oggi rappre­sentano indicatori imprescin­dibili per una valutazione realistica dei servizi».
L’associazione dei Comuni ha da ultimo ribadito «la ne­cessità di una pianificazione unitaria che integri realmen­te sanità ospedaliera e territo­riale, in linea con i principi sanciti dal decreto ministeria­le 77 del 2022 e coerente con gli indirizzi del Piano nazio­nale di ripresa e resilienza».
I commenti
Contrarietà alla riorganizza­zione della rete ospedaliera pensata dalla Regione è giun­ta dall’opposizione (e non so­lo). Per il deputato nazionale Maria Stefania Marino del Partito democratico «Schifa­ni e Meloni continuano a smantellare la sanità pubbli­ca in Sicilia», mentre di «pro­getto con effetti catastrofici» parla il renziano di ferro Da­vide Faraone. Il pentastella­to Antonio De Luca, dal can­to suo, ha chiesto di «non fa­re in fretta, ma fare bene». Pollice verso con distinguo dai tre principali sindacati ita­liani. Per la Cgil «il piano va riscritto dopo confronto vero con parti sociali e territori», per la Cisl (ormai a ben vede­re a tutti gli effetti “governati­va”) «si deve partire da una visione strategica che metta al centro le persone», per la Uil «i territori non devono es­sere abbandonati». Anche i medici sono intervenuti: per l’Fvm-Fismu (Federazione italiana sindacale dei medici uniti) «non ci potrà mai esse­re una adeguata Rete Ospeda­liera senza una buona Rete Territoriale».
Comprensibilmente soddi­sfatto è invece apparso l’au­tonomista Giuseppe Lombar­do, che, intervenendo più in generale sull’ok della Com­missione Bilancio alla Mano­vra Ter della Regione, ha par­lato di «una manovra che guarda allo sviluppo, che so­stiene concretamente enti lo­cali, sanità e scuola, con un’attenzione particolare al­le fasce più fragili della popo­lazione e alle esigenze reali dei territori».
Le coop sociali
Per una sanità pubblica in dif­ficoltà e perennemente vitti­ma di tagli vi è di contro quel­la privata in ottima salute. A partire dall’assistenza domi­ciliare, sempre più importan­te nel mondo di oggi.
È stato approvato nei giorni scorsi il bilancio del Consor­zio delle cooperative sociali Sisifo, un colosso del com­parto in regione. Pure per l’anno 2024, i dati hanno con­fermato un andamento in for­te crescita che testimonia la nuova e sempre più forte do­manda di assistenza sanita­ria a domicilio, ma anche una vera e propria “rivoluzio­ne” nelle abitudini dei sicilia­ni.
Con un milione e 57mila pre­stazioni erogate nell’Isola tra cure Adi (assistenza do­miciliare integrata) e cure palliative per circa 20mila pazienti assistiti, il cosiddet­to “ospedale domiciliare” non è solamente una idea, ma una necessità che si con­cretizza, sostanzialmente im­posta dalle dinamiche demo­grafiche e sociali degli ulti­mi anni (invecchiamento del­la popolazione e aumento delle malattie croniche). Se­condo alcuni studi aggiorna­ti, i servizi di assistenza do­miciliare ridurrebbero del 30% i ricoveri ospedalieri non necessari, migliorando parallelamente le condizioni di vita dei pazienti durante le cure.
«Nel 2025, la tecnologia gio­ca un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’assi­stenza domiciliare», ha sotto­lineato l’amministratore de­legato di Sisifo, Rosario Ale­scio, «ed è questo il nostro nuovo punto di arrivo. Stia­mo lavorando alacremente sui test dei dispositivi medi­ci portatili, telemedicina e piattaforme digitali che stan­no diventando strumenti indi­spensabili per monitorare lo stato di salute dei pazienti in tempo reale. A esempio, di­spositivi indossabili come smartwatch e sensori intelli­genti consentono di racco­gliere dati vitali (come fre­quenza cardiaca, livelli di os­sigeno e pressione sangui­gna) e inviarli direttamente ai medici curanti. Questo ti­po di monitoraggio continuo permette di intervenire rapi­damente in caso di anoma­lie, prevenendo complicazio­ni e migliorando gli esiti cli­nici».
Quanto al bilancio economi­co, il consorzio ha registrato, nel 2024 un valore della pro­duzione di quasi 38 milioni di euro, con un patrimonio netto di oltre 17 milioni. I professionisti impegnati in tutta l’Isola sono circa 1.200 fra medici, infermieri, ausi­liari, psicologi, fisioterapisti e anche logopedisti. Il presi­dente di Sisifo, Pippo Picco­lo, ha evidenziato la necessi­tà che «il momento annuale di consuntivo e confronto tra tutti noi sia anche occasione di presa di coscienza, profon­da e sentita, di ciò che siamo chiamati a svolgere. Per tut­ti, per la società, per i nostri assistiti, per il mondo in fiam­me, Sisifo, con i suoi 16 soci, vanta un incremento annuale occupazionale oltre che ad aver dato vita al progetto di Servizio Civile “Solidarity care” con ben 9 volontari, 90 corsi di formazione del per­sonale e rafforzato la rete di alleanze con realtà accademi­che, scientifiche, di terzo set­tore e della cooperazione».
Della telemedicina e di co­me questa abbia «aperto nuo­ve frontiere per le consulen­ze mediche a distanza» ha poi parlato Tonino Germa­ná, coordinatore di tutte le centrali operative di Sisifo: «grazie a videochiamate si­cure e piattaforme di comuni­cazione avanzate, i pazienti possono consultarsi con spe­cialisti senza dover lasciare casa. Questo è particolar­mente utile per chi vive in aree rurali o ha difficoltà di mobilità». (riproduzione ri­servata)

Translate »
Come possiamo aiutarti?
scrivi a
Consorzio Sisifo